Botswana: vivi con noi un'immersione totale dentro la natura senza confini
Il Delta dell’Okavango, i parchi nazionali in cui sembra d’essere circondati solo da animali selvaggi, le migrazioni di Makgadikgadi, l’enigma del Savutè Channel, l’aura spirituale di Tsodilo, le grotte preistoriche di Gewihaba: ogni particolare ci svela un Botswana come terra senza confini, dove riconciliarsi con la natura.
Senza sbocchi sul mare, un enorme altopiano incassato tra le faglie della fossa tettonica africana, segnato da grandi fiumi e morfologicamente mutevole, in una nazione prospera e sicura, il Botswana è un esempio di modernità e conservazione, sviluppo eco compatibile e democrazia, un modello per il premio Nobel Nelson Mandela che scriveva di quanto “abbiamo da imparare grazie a voi”.
Il popolo San e i Banoka
Il Botswana è il paese degli ultimi rifugi dei boscimani, il popolo San: tratti vagamente orientaleggianti, la capacità di entrare in sintonia con la natura mantenendo la primigenia concezione legata al ciclo di vita e morte (animismo). Una comunità dai modi gentili, con la quale sembra crollare ogni barriera etnica, culturale, linguistica. “Persone deliziose, che ti accolgono a braccia aperte”, sostiene lo scrittore zambiano Wilbur Smith, parlando di una terra fra le più belle del continente.
I villaggi San con le tipiche rondavel (capanne tonde di limo), si trovano nel deserto del Kalahari. Invece i Banoka, boscimani di fiume, sono gli abitanti nativi del Delta dell’Okavango, che guadano i corsi d’acqua con il mokoro (piroga ricavata dal tronco d’albero), imbarcazione largamente in uso che può sostituire il tradizionale 4X4 su strada per indimenticabili safari fluviali.
Delta dell'Okavango e deserto del Kalahari: Patrimonio Unesco per la fauna e la conformazione morfologica
La pioggia bagna le alte pianure dell’Angola, l’acqua scivola dolcemente verso una distesa semidesertica nel nord est del Botswana, si distende nell’entroterra plasmando fiumi, canali, lagune, lasciando a macchia di leopardo la vegetazione in contrasto con il blu intenso dei flussi. Tra l’Okavango e la savana sabbiosa del Kalahari si crea così uno straordinario connubio di deserto e delta, il più grande e famoso al mondo, dichiarato Patrimonio Unesco per la sua fauna e la conformazione morfologica (cinque bracci principali con un intreccio di corsi e vene d’acqua, laghi, isole, foreste).
Il tragitto dalla zona umida alla prateria secca procede in modo sinuoso e irregolare, costeggiato da palme, papiri e boscaglie: un ecosistema traboccante di vita formatosi da millenni, con il fiume che ha continuato a depositare sabbia, milioni di tonnellate.
Dalle alture l’Okavango si gonfia, raggiungendo il Botswana presso Mohembo (nella striscia di Caprivi), aprendosi a ventaglio a sud, nell’immenso delta. L’interazione temporale è sorprendente: fra aprile e maggio, quando le precipitazioni cessano, i flutti si riversano gradualmente nel deserto su 1.300 chilometri di sabbia, ridestando un complesso biosistema di piante e animali che muta totalmente il paesaggio.
Nei periodi secchi, il Delta ricopre 15.000 chilometri ma può arrivare a espandersi in fase alluvionale fino a 22.000 chilometri, ricoprendosi di varie specie arboree: canne palustri, palme mokolwane, acacie, sicomoro, kigelia africana, alberi della pioggia e mangostani.
Le paludi permanenti si allargano, le praterie s’inondano. Verso la Moremi Tongue, il Matsebi Ridge e la Chief’s Island, prospera un’incredibile fauna: il raro rinoceronte bianco e quello nero, poi elefanti, bufali, giraffe, zebre, ippopotami, coccodrilli, red-lechwe, waterbuck, impala, kudu, gnu, red hartebeest, bushbuck, leoni, leopardi e tanti altri, insieme a una moltitudine d’uccelli migratori, stanziali, terrestri, acquatici. Tuttavia, l’avvistamento della fauna selvatica resta condizionato dalle stagioni, dalla disponibilità idrica e alimentare.
Moremi Game: la riserva faunistica nata da una storia di coraggio e lungimiranza
Lungo il fiume Sekiri si può ammirare il tramonto più seducente che abbiate mai visto. Situata nel sudest del Delta, la riserva Moremi è tra le più apprezzate in Africa.
La sua istituzione è legata a un episodio che dimostra la forza di questo popolo. Furono gli indigeni Batawana infatti, preoccupati per le stragi compiute dai bracconieri, a volerla.
Nel 1963 una donna, vedova del capo Moremi III, ebbe l’audacia di dichiarare riserva protetta tutta la penisola e il suo complesso ecosistema.
Allo stesso tempo è una storia d’amore ad aver mutato l’iter politico e favorito l’incontro interrazziale nel paese. Nel 1947, il rampollo della famiglia reale e Ruth Williams, un’inglese impiegata ai Lloyd’s, s’innamorano e si sposano nonostante il regime d’apartheid appena impiantato dal governo sudafricano. Seretse Khama, futuro re dello stato confinante, e Ruth sfidano così la ragion di stato, i governi inglese e sudafricano sul piede di guerra, le rispettive famiglie e la deplorazione pubblica.
La storia è stata riportata alla luce da un libro e poi da un film, “A United Kingdom”.
Fanno da sfondo a questi eventi realmente accaduti gli straordinari paesaggi del paese: da Serowe, capitale della tribù Bamangwato, dove si erano rifugiati i due sposi, a Palapye, sobborgo di confine da cui si snodano molti percorsi diretti in Sudafrica, fino a Mahalapye che precede l’enorme distesa del Kalahari e al Makgadikgadi Pan con le sue metafisiche conformazioni.
Il parco nazionale del Chobe: tra lagune, foreste e fiumi secchi
All’estremo nord, tra la striscia di Caprivi e il Delta - alcune tra le destinazioni più selvagge e remote - si trovano il parco Chobe e le vaste concessioni private di Kwando, Selinda e Linyati. Qui, tramite un esuberante labirinto circondato da canali, lagune, ricoperto di papiri e canneti, foreste ripariali con alberi imponenti, le paludi incontrano i letti dei fiumi secchi: il Selinda Spillway e il Savutè Channel. Transitano liberamente branchi di bufali, elefanti, gnu, zebre, giraffe e i grandi predatori della savana; non è sporadico avvistare anche il timoroso nyala, una rara specie d’antilope. Il Savutè Channel in particolare è un enigma geologico. Immaginate un copioso corso d’acqua che improvvisamente si prosciughi del tutto e che altrettanto inaspettatamente riprenda il suo flusso. Quest’andamento, dovuto presumibilmente ai movimenti delle fratture tettoniche sotterranee, spiega la presenza d’innumerevoli alberi sradicati lungo le rive, cresciuti e germogliati quando il fiume era asciutto, affogati e trascinati dalla corrente quando il fiume ha ripreso a scorrere. Il luogo è prediletto da numerose comunità di leoni, ghepardi e iene, che l’hanno scelto come dimora stanziale.
Tsodilo Hills: un viaggio a ritroso nella preistoria dell’umanità
Più a ovest le Tsodilo Hills circoscrivono il Kalahari nel suo spazio sconfinato. Le pareti rocciose al tramonto assumono un color rame così intenso da esercitare una forza d’attrazione quasi magica. Per gli ultimi boscimani e gli Hambukushu, Tsodilo è suolo sacro su cui resta tangibile la memoria dei padri, dei rituali per supplicare aiuto o pioggia, delle pitture rupestri, i cui segni simbolici restano tuttora indecifrabili. Le tre alture principali, chiamate Uomo, Donna e Bambino, rappresentano un viaggio a ritroso nella preistoria dell’umanità. Secondo gli archeologi il sito, antropizzato da oltre centomila anni, è fra i luoghi storici più antichi al mondo. I ritrovamenti di Divuyu (vasi di terracotta, oggetti di ferro, perle di vetro e conchiglie, utensili d’osso e pietra) testimoniano come i boscimani, popoli nomadi provenienti presumibilmente dall’Africa centrale, abitassero già in epoca remota ai piedi di queste colline.
Le grotte di Gewihaba: un ambiente sotterraneo abitato fin dalla preistoria
Al centro di un’arenaria e dune ondulate, il Kalahari custodisce un altro dei suoi ecosistemi peculiari tra le grotte di Gewihaba. Stalagmiti e stalattiti come cascate fossilizzate dai colori accesi, abitate da migliaia di megachirotteri, i pipistrelli più grandi dell’Africa australe. Certo, al primo impatto, quando legioni di pipistrelli svolazzano e stridulano in aria, l’effetto può essere impressionante, ma i megachirotteri sono assolutamente innocui! Alcune grotte sono alte dieci metri, altre così basse che per passarci bisogna strisciare sul ventre. La principale è la grotta Drotsky, dal nome del primo europeo a cui i San mostrarono queste fantastiche cavità naturali. E i ritrovamenti ci indicano che anche queste furono abitate dall'uomo migliaia di anni fa, coloni preistorici che si adattarono all’ambiente naturale in cerca di cibo e sopravvivenza.
Makgadikgadi National Park: habitat di numerose specie a rischio estinzione
Questo è un luogo onirico che sembra generato da un asteroide, depressioni saline e distese di sabbia si susseguono per una superficie di migliaia di chilometri quadrati. Al mutare delle stagioni, migrazioni d’ungulati creano spettacoli incomparabili. Panacea per le specie minacciate d’estinzione come il licaone, la iena bruna, il gattopardo, l’avvoltoio del Capo, la gru caruncolata, l’otarda gigante, la civetta pescatrice di Pel.
Per concludere, è indubbio che il Botswana possieda alcuni tra gli habitat più ricchi di fauna del continente africano. Il 38% del territorio è tutelato, parchi nazionali e riserve faunistiche sono per la maggior parte privi di recinzioni, quasi ovunque gli animali selvatici si muovono liberamente. Da qui, la sensazione di un eden naturalistico senza confini dove ritrovare se stessi. Attraversare il Botswana, osservare la sua incredibile varietà di specie arboree e animali risveglia il sentimento della natura e dell’avventura, soprattutto se il viaggio avviene in fuoristrada e tenda.
Si è completamente soli là fuori, con gli echi e i riverberi d’Africa che ti separano da ciò che conoscevi – soli con se stessi, il bush, gli animali selvaggi. Un mondo nuovo attende d’essere esplorato.
Un’esperienza unica attende solo d’essere vissuta.
Gli altri nostri articoli sul Botswana:
- Botswana e natura: self drive safari lungo il fiume Chobe
- Parco nazionale del Chobe: safari in barca nella natura selvaggia
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