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Girare il mondo in lungo e largo e poi riflettere sulle esperienze fatte e le foto scattate. Per rendersi conto che ci sono cose che non cambiano mai e che il nostro mondo ha suoi tratti peculiari, un’anima, uno spirito. Questo è in poche parole "Ritratto dell’anima del mondo" (Editrice Il Torchio) il nuovo libro di Luca Sciortino, filosofo della scienza, scrittore, saggista. In questa intervista realizzata per Latitude 180°, Luca Sciortino risponde alle nostre domande sul suo nuovo libro e su quali riflessioni possono regalare i viaggi. Con “Oltre e un cielo in più” (Sperling e Kupfer, il racconto di un lunghissimo viaggio durato quattro mesi dalla Scozia al Giappone, Luca Sciortino ci aveva parlato di come le culture, i volti, i paesaggi variavano, oggi ci parla di ciò che è costante agli occhi del viaggiatore.

“Ritratto dell’Anima del mondo” è il tuo ultimo libro. Ci racconti di che cosa si tratta? 

È un libro che non sarebbe stato possibile senza le mie esperienze erranti nel mondo e nel pensiero. Vedendo cambiare le culture mi sono accorto che c’erano cose che non cambiavano mai e che erano costanti ovunque: il gesto di una madre, l’immenso sforzo a esistere degli alberi, l’amore come forza ineluttabile che ci travolge e molte altre cose… E poi anche che c’erano delle cose, come il mare, che erano una metafora del mondo come un essere dotato di anima… In aggiunta a queste riflessioni sapevo che fin dall’antichità molti filosofi avevano esplicitamente parlato del mondo come dotato di un’anima. Ho immaginato quest’ultima come un complesso di tratti distintivi dell’universo, tratti che in qualche modo lo caratterizzano, proprio come un certo carattere caratterizza una persona e non un’altra. Mi sono quindi chiesto: quali sono gli eventi che ne suggeriscono o rivelano alcuni dei tratti? In che senso differiscono da altri eventi che si perdono nel flusso indistinto e ininterrotto del tempo? Come facciamo a individuarli? E perché ci emozionano? Nel libro, la risposta si articola in parole e immagini: alcune fotografie di viaggi e reportage mi hanno aiutato a identificare alcuni dei modi di rivelarsi di un qualcosa che potremmo chiamare di volta in volta un frammento dell’anima del mondo.

A quale tipo di lettori si rivolge il libro?

Penso che questo libro sia di estremo interesse per viaggiatori, filosofi, fotografi che vogliono riflettere sul significato della fotografia e per chiunque sia interessato a un certo tipo di sguardo sulle cose, che potrei definire “poetico”. In “Ritratto dell’Anima del mondo”, filosofia, racconto di viaggio e fotografia si fondono insieme per rivelare al lettore i modi di esprimersi di quella che filosofi, scrittori e poeti da Platone in poi hanno chiamato anima mundi. Nel libro ci sono tutte le cose che interessano i viaggiatori riflessivi. È un libro illustrato di 112 pagine che si legge in breve tempo ma che ti fa guardare le cose in un certo modo…

Cosa significa per te “il viaggio”?

Credo che ci siano essenzialmente tre forme di viaggio: nello spazio, cioè nelle varietà delle differenti culture umane; nel pensiero, cioè nei libri e nelle idee; nelle persone, cioè con l’amore e l’ascolto. La presenza di almeno uno di questi modi di viaggiare nella propria vita va cercata costantemente, giorno per giorno, lottando contro circostanze quasi sempre avverse. La compresenza dell’intera triade è rarissima, a volte assente nell’intero arco di una vita umana, e rappresenta l’apice di un equilibrio sempre precario. Quando si viaggia nello spazio, farlo senza aereo è cruciale per vedere cambiare le culture e i paesaggi, per comprendere le discontinuità e le continuità.

Parole e immagini. Come si coniugano nella tua mente? Da cosa nasce la tua ispirazione?

In “Ritratto dell’anima del mondo” ogni capitolo parte da una fotografia di viaggio. L’immagine apre un dialogo che poi è il saggio a continuare a nutrire. Le mie fotografie rubano attimi, che per me sono significativi, di che cosa è diverso e che cosa è costante attorno a noi. E questi due elementi sono cruciali per riflettere su cosa sia l’anima mundi di cui ci parlano i filosofi e come essa si riveli a noi. Così in alcune immagini gli alberi mostrano un particolare carattere distintivo dei fenomeni: la volontà, la brama di oggettivarsi, manifestarsi, vivere, che pervade il cosmo. In altre immagini è il mare a rivelare l’anima del mondo offrendosi come sua metafora, o meglio come metafora di un universo dotato di anima. In altre immagini ancora si nota la presenza di gesti che sono uguali ovunque nel mondo e dunque rivelano un’anima comune di tutta l’umanità. Insomma, nel libro mostro in parole e immagini come certe cose o eventi suggeriscono l’esistenza di un’anima del cosmo.

Quindi cosa si impara da queste cose?

Ogni lettore farà suo il messaggio del libro. Io credo dovrebbe suggerire che bisogna dare alle cose un valore che non sia solo quello esclusivamente economico. Questo significa restituire un’anima alle cose, per esempio ricordandoci che ogni luogo ha un suo spirito, cioè una sua storia. Il libro invita a questo tipo di sguardo. E suggerisce anche che se priviamo di un’anima le cose, non resta che il valore economico e da qui la possibilità di distruggere la Natura. Se la foresta ha un esclusivo valore economico, allora la possiamo distruggere.

Di quali viaggi si parla nel libro?

Ci sono aneddoti e foto di differenti Paesi, dall’Asia Centrale all’Africa all’Europa. Tutti posti non turistici dove la povertà e la sofferenza mettono a nudo ciò che è profondamente umano.

Da questa scelta “forte” di andare dove le culture sono più autentiche nasce “Oltre un cielo in più. Da una parte all’altra del mondo senza aereo” (Sperling & Kupfer). Parlaci di questo libro e di cosa ha rappresentato per te.

Adesso è un pezzo della mia vita, uno dei più intensi. Il libro racconta di una traiettoria attraverso metà del globo e undici nazioni. È un libro dove domina lo stupore per la diversità. Chi lo legge viaggia da Occidente ea Oriente, conosce le persone che ho incontrato, vede i paesaggi che ho visto, si meraviglia delle cose che ho vissuto. Si farà un’idea di come vivono i pastori nomadi, gli sciamani della Siberia, le minoranze etniche cinesi e molto altro ancora. Il mio è uno sguardo di un filosofo-viaggiatore e così nel libro il lettore trova anche qualche spunto per riflettere sul senso del viaggio stesso e sul valore della diversità come bene da difendere.

 


Luca Sciortino, Ritratto dell’anima del mondo, Editrice il Torchio, illustrato, 112 pagine.

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