Balene, squalo bianco e pinguini: le risposte dell’esperta
Partendo dalle domande che più spesso ci hanno posto coloro che hanno viaggiato con noi, abbiamo fatto una breve intervista alla nostra esperta Ilaria. Speriamo con questo di riuscire a rispondere a qualche vostra curiosità sul magico mondo animale che popola questi mari lontani.
- Come si orientano le balene nelle loro annuali migrazioni?
L’abitudine delle balene di tornare periodicamente in zone abituali deriva dai cambiamenti delle condizioni ambientali avvenuti durante le ere geologiche che le portava a cambiare aree seguendo la disponibilità di cibo (il krill).
Questo fenomeno era ben conosciuto dai balenieri, che sfruttavano i periodi di passaggio di questi animali per cacciarne in gran numero. In generale, durante l’estate le balene si trattengono nelle acque polari dove il cibo abbonda, poi in autunno cominciano a muoversi verso la fascia equatoriale dove avvengono i parti e gli accoppiamenti; in primavera i cetacei intraprendono di nuovo lo spostamento verso le alte latitudini. I movimenti migratori variano secondo le specie (il record è della balena grigia: 22.000 km percorsi!) e sono ancora poco noti i meccanismi che permettono l’orientamento di questi animali su così grandi distanze. Tra i molti segnali che sicuramente i cetacei possono rilevare, ci sono le strutture fisse del fondale, il campo magnetico terrestre, la posizione del sole, gli stimoli termici e tattili delle maggiori correnti marine oceaniche.
- Mito e verità sulla pericolosità dello squalo bianco per l’uomo, i numeri e le ragioni degli attacchi. Siamo una loro preda naturale, oppure no?
L’uomo come specie animale non è un abitante del mare, pertanto non rientra nelle prede naturali per squali o altri cacciatori marini, a differenza di quanto accade in ambiente terrestre, per esempio con le tigri in India che possono nutrirsi volutamente di uomini. Gli attacchi di squalo bianco sono riportati piuttosto raramente e sono per lo più esplorativi, ma spesso terminano con la morte delle vittime a causa delle gravi ferite riportate, generando perciò una forte risonanza mediatica. Gli attacchi avvengono soprattutto nelle aree geografiche dove questi animali sono presenti in alte concentrazioni (Australia, California) e sono in genere riconducibili a situazioni di somiglianza dell’uomo a possibili prede: ad esempio, il surfista che nuota sulla tavola può sembrare la sagoma di una foca e attirare così lo squalo in superficie. Esistono dei database sugli attacchi degli squali bianchi verso l’uomo, anche per il Mediterraneo (Mediterranean Shark Attack File), ed è facile provare che cani, serpenti e insetti provocano molte più vittime degli squali.
- È vero che lo squalo bianco è presente solo nell’oceano e in acque profonde, oppure lo troviamo anche nel Mediterraneo e vicino alla costa?
Lo squalo bianco è prevalentemente oceanico, ma si può avvicinare alle zone più costiere in aree ricche di potenziali prede, ad esempio vicino alle colonie di foche e pinguini. Nel mar Mediterraneo vive una popolazione di squali bianchi che risulta isolata e non presenta scambi con le popolazioni oceaniche da migliaia di anni. In particolare, è stata identificata una zona di riproduzione tra Sicilia, Malta e Tunisia, ma le osservazioni sono molto difficili e non si ha ancora una stima precisa del numero di animali presenti.
- Il colore bianco e nero del pinguino è casuale?
No. La combinazione dei colori bianco e nero è molto diffusa in natura per creare effetti di mimetizzazione controluce. Un pinguino che nuota in acqua appare meno visibile sia ai predatori che arrivano dall’alto, i quali non riconoscono il dorso nero tra le acque scure del mare, sia ai predatori che nuotano in profondità verso l’alto, confondendo il ventre bianco del pinguino con la luce della superficie.
- Oltre che in Antartide, in quali altre zone vivono i pinguini e quali sono le differenze macroscopiche tra le diverse specie?
I pinguini comprendono 18 specie, tutte nell’emisfero australe, con caratteristiche simili di adattamento alla vita acquatica in ambienti freddi. Dal grande pinguino imperatore al piccolo pinguino delle Galapagos, che è il pinguino che vive più a nord, esiste una certa variabilità nelle dimensioni e nei dettagli della livrea (che di base è sempre nera sul dorso e bianca sul ventre), ma sono soprattutto i comportamenti a differenziare tutti questi animali. Ben 12 specie vivono in Antartide, spingendosi fino alle coste meridionali della Nuova Zelanda solo nelle stagioni dedicate alla caccia; 6 specie hanno invece colonizzato in modo stabile altri continenti, adattandosi a diverse condizioni ambientali e a climi più temperati. La presenza di predatori terrestri e di temperature più calde ha determinato l’evoluzione di strategie specifiche, oltre che adattamenti fisiologici: ad esempio, i pinguini del Sudafrica, di Magellano (Patagonia) e di Humboldt (Cile) sono tra i più piccoli e limitano la loro attività nelle ore più fresche della giornata, cercando riparo nella vegetazione o tra le rocce nel resto della giornata. Non covano direttamente le uova ma costruiscono nidi con pietre e piante, oppure li scavano a terra. Invece, il pinguino salta rocce vive in numerose isole degli oceani meridionali, dove colonizza litorali rocciosi difficilmente accessibili ai predatori. Fa parte del gruppo dei pinguini crestati, caratterizzati dalle lunghe piume gialle, simili a sopracciglia, poste ai lati della testa, che probabilmente hanno una funzione nei rituali di corteggiamento.
Ringrazio Ilaria Campana e Angelo Paolicelli per avermi concesso l'uso delle loro foto delle balene.
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