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Sono in Zambia, di fronte a me il fiume Zambesi. L’acqua precipita a valle con un fragore che si riverbera in ogni cellula del corpo, una maestosa nube di vapore si innalza dalla profonda gola...

Dopo le cascate il fiume Zambesi acquista velocità stretto tra le gole della Batoka Gorge. Da gennaio a luglio è così ricco di acqua che le discese in rafting devono iniziare dalla rapida numero 10 e proseguire fino alla 25, evitando le prime rapide che nella stagione dell’acqua bassa sono quelle più emozionanti. Le fisso con un desiderio che solo un appassionato canoista può capire e anche se sono dispiaciuto di non poter scendere il fiume al suo meglio non posso mancare all’appuntamento con una delle discese rafting più emozionanti al mondo.

Un lungo percorso su sterrato attraverso alcuni villaggi tradizionali ci porta all’inizio dell’impervio sentiero in discesa che letteralmente precipita nello stretto canyon a monte della rapida numero 10. Indossiamo casco e giubbotto salvagente - non c’è traccia di muta o altro indumento protettivo, dicono che farà caldo - un breve briefing sulla sicurezza ed eccoci in acqua.

La spedizione è formata da diversi gommoni da rafting e da un buon numero di safety kayak, iniziamo la discesa in un’atmosfera piacevolmente scherzosa. Il fiume è subito turbolento pur se meno impegnativo di quello che mi aspettavo, ma è solo questione di minuti. La guida ci chiede se alla rapida successiva preferiamo prendere la via tranquilla o… non facciamo in tempo a rispondere che il gommone si avvia verso un treno di onde che diventano mano a mano più alte e ci trascinano contro un vero e proprio muro d’acqua impossibile da superare alla nostra velocità. In un baleno ecco il flip, il gommone si impenna come un cavallo imbizzarrito, si rovescia su se stesso e finiamo in acqua. Ma in tutta tranquillità la guida, dopo essersi accertata di averci tutti lì intorno, rigira il gommone e ci riporta a bordo... qui sullo Zambesi è normale amministrazione.

Presi dall’euforia collettiva, complice la guida un po’ matta, ci tuffiamo a capofitto nella serie di rapide più impegnative. Vengo sbalzato fuori dal gommone e prontamente recuperato dai compagni di ventura, dopodiché flippiamo di nuovo ma questa volta dentro una enorme onda-buco che per fortuna si accontenta di reclamare a sé solo un paio di occhiali e una pagaia prima di lasciarci andare. Un lungo bagno e con l’aiuto dei safety kayak risaliamo a bordo.

Il fiume comincia a perdere un po’ di mordente ma le alte pareti scure di basalto del canyon che incombono su di noi rendono il paesaggio molto suggestivo. L’unico fastidio è il vento che incanalandosi raggiunge una forte intensità assai poco piacevole bagnati come siamo.

All’orizzonte appare la cabinovia a valle della rapida 25. Sbarchiamo e saliamo su questo mezzo di trasporto piuttosto inconsueto vista la latitudine, da qui godiamo per l’ultima volta lo splendido panorama sul fiume e sulle Cascate Vittoria.

Alla prossima avventura e ricordatevi di ascoltare sempre il consiglio della nonna: portatevi la maglia di lana, sembra assurdo, ma in Africa può far freddo!



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